Tornare a fare sesso dopo un’esperienza di abuso è grave e complicato, ma alcune donne hanno raccontato la loro esperienza
Riscrivere la propria storia, a partire da un trauma, può significare guardare una pagina bianca. Niente è più com’era prima. Avere la sensazione costante di sentirsi in apnea – affogati dai ricordi – mentre si naviga a vista verso una nuova direzione. Il che genera un loop di profonda frustrazione, e la consapevolezza di essere intrappolati in un passato difficile da cancellare.
Per i sopravvissuti ad uno stupro, la parte più faticosa è focalizzare l’esperienza sessuale sul piacere. Riuscire a decostruire intenzionalmente ciò che è successo, rimanendo radicati nel presente e nel corpo. Se nella fase immediatamente successiva agli abusi si manifestano reazioni d’incredulità, vergogna, paura e senso di colpa, in quella di riorganizzazione post traumatica prevalgono sentimenti di vulnerabilità, depressione e rabbia. Lo stupro è un evento dall’impatto fortemente distruttivo a livello psicologico, comportamentale e sociale, che scardina completamente il rapporto con la propria sessualità.
Eppure, ritrovare un’intimità con il proprio partner spesso può avere un ruolo determinante nel processo di autoguarigione ed elaborazione dello shock subito. Ecco come alcune vittime di abuso sono riuscite a ridefinire un rapporto con il sesso e affermare i propri bisogni.
1. Scoprire un sesso più partecipe e assertivo
Sopravvivere ad uno stupro significa non solo accettare l’evento, ma fare un passo in più: abbracciare ciò che è accaduto, e il modo in cui quella violenza ha alterato il naturale corso dell’esistenza. Per quanto l’elaborazione del trauma sia un processo soggettivo, rivelare le violenze subite vuol dire, da parte delle vittime, mostrare fiducia nei confronti del partner. Spiegare loro quanto quell’esperienza le influenzi nell’intimità, aiuta inoltre a stabilire una connessione empatica all’interno della coppia che conduce ineluttabilmente alla scoperta di un sesso più partecipe e assertivo.
“Non l’avrei mai detto ma l’aggressione, da un punto di vista della sessualità, si è rivelata una cosa non completamente negativa” dice Angela, una sopravvissuta allo stupro “la mia prospettiva sul sesso è notevolmente cambiata, ho lavorato su me stessa e con il mio partner per ottenere un consenso più esplicito e sentirmi parte attiva durante gli incontri sessuali”. Lo stesso ammette Savannah: “Il sesso, prima, era qualcosa da concedere ad un uomo per mostrargli quanto gli fossi grata”. Sperimentare la sessualità in modo così fortemente negativo insomma, fa sì che molti sopravvissuti mettano in discussione le presunte dinamiche di potere e ne stabiliscano delle altre in cui sentirsi parte attiva.
2. Il sesso come esplorazione e non pura ricerca dell’orgasmo
Gli strascichi di uno stupro possono permanere a lungo. Ansia e stress sono alcune delle reazioni più comuni. Ma anche insonnia, paura degli spazi che richiamano la scena della violenza e il timore costante di rimanere da soli. Questo sentimento di vulnerabilità e diffidenza non di rado si traduce in una difficoltà a raggiungere l’orgasmo “farlo vuol dire arrendersi” spiega Julie “dopo l’aggressione è difficile lasciarsi andare durante il sesso”.
Questa difficoltà l’ha portata a spostare l’attenzione non più sul climax, ma sulla condivisione dell’intimità: “Invece di domandarmi se sta per finire, mi concentro sul chiedermi, come sto provando piacere? Come sto provando piacere nel dare piacere al mio partner?”. Insomma, il sesso è stato arricchito di preliminari e la ricerca di zone erogene. Una scoperta che per altre, come Libby, si apre anche ad un’esplorazione ancora più ampia di nuove pratiche sessuali e persino ménage à trois.
3. Educare al consenso e negoziare il desiderio
Dopo l’aggressione, flashback del passato e ricordi intrusivi intervengono spesso a rompere l’armonia durante il sesso. Se da un lato il sesso può scatenare la memoria del trauma e innescare una disconnessione, sottolineare l’importanza del consenso – prima e durante ogni atto sessuale – può essere un antidoto alla dissociazione.
Per i sopravvissuti ad uno stupro questi check-in possono fare la differenza tra un buon sesso e una re-traumatizzazione “esporre i miei limiti mi ha aiutato a dire apertamente ciò che mi piace e ciò che non mi piace. Il che mi ha aiutato a fare sesso davvero piacevole” spiega Kayla. Migliorare la comunicazione con il partner può essere dunque un’esperienza costruttiva non soltanto a stabilire i propri limiti, ma ad essere più schietti su ciò che si desidera e ottenere così una vita sessuale più gratificante. L’esperienza del consenso diventa utile ad una negoziazione del desiderio reciproco.
4. trasformare aree legate al trauma in esperienze di piacere
Un profumo, un’auto, un determinato atto sessuale: qualunque cosa potrebbe scatenare un ricordo e non sempre è facile riconoscere in anticipo i fattori scatenanti. La difficoltà è proprio capire cosa possa innescare quella risposta emotiva che trasforma rapidamente il sesso da un atto di gioia in un evento negativo. Alcuni preferiscono predisporre un piano di sicurezza per rispondere al meglio alle proprie esigenze ed evitare di addentrarsi in aree correlate al trauma; altri possono affrontare una dinamica all’apparenza più paradossale.
“Riprodurre in un ambiente protetto schemi mentali con cui si è in lotta, e trasformarli in un gioco, può essere utile per alcune persone” afferma Julie “ciò richiede però un consenso esplicito: solo la tua parola determinerà cosa succederà”. Rivivere situazioni legate al trauma per molte vittime diventa un modo per elaborare le violenze “essere legata, trattenuta, parlare con voce severa. Avevo bisogno di qualcuno che potesse affrontare il trauma con me e lavorarci insieme a me” spiega Alicia.