Assiomi, formule, regole matematiche: premi Nobel e neuroscienziati (ma anche gli sviluppatori di app per incontri) cercano da decenni di scoprire le leggi dell’attrazione. Per spiegare perché alcune unioni funzionano e altre no. L’ultimo studio del Cnr rivela che tra i valori sono importanti stabilità emotiva apertura mentale
Tutte le scelte, nella vita, sono un gioco a informazione incompleta: si prendono decisioni senza conoscere la propria posizione e quella degli altri e solo il tempo potrà dire se la fortuna prenotata sarà disdetta. Accade così anche nell’amore: solo con lo scorrere dei giorni si potrà osservare se una coppia durerà o si sfalderà come un maglione dall’orlo mal cucito. Oracoli, streghe e filosofi non sono (ancora) riusciti a prevedere il destino di una relazione.
Studi sull’amore
Da circa una trentina di anni, persino gli scienziati (e le app per incontri) hanno provato a frugare nel paradigma di ordine e prevedibilità delle regole matematiche, alla ricerca di numeri, assiomi, teoremi e algoritmi che possano spiegare perché alcune coppie funzionano e altre no. Nel 1962 i nobel David Gale e Lloyd Shapley hanno elaborato un algoritmo in grado di risolvere il “problema del matrimonio stabile”. Secondo tale modello una coppia è stabile «quando nessuno dei due elementi della coppia è in grado di creare una coppia migliore con gli elementi dell’insieme opposto».
Massima condivisione
Già, ma cosa rende una coppia migliore di un’altra? Secondo alcuni, i rapporti di lungo corso devono la propria longevità all’esistenza di quegli orticelli che ognuno si coltiva (protegge e difende) senza che l’altro sia presente. Altri, invece, sono convinti che l’amore è quando la differenza non separa più, quando c’è la massima condivisione (persino sovrapposizione) di interessi, amicizie, visioni. Altri apprezzano o si accontentano (a seconda dei punti di vista) di una coppia di facile gestione. Altri ancora, d’accordo con Jimmy Fontana, sostengono che «l’amore non è bello se non è litigarello». A patto, però, che non si esageri.
Carezze e coccole
Secondo John Gottman, professore di Psicologia alla University of Washington, affinché una coppia duri, i segnali di affetto (cioè carezze, coccole, sguardi di intesa) devono essere almeno cinque volte più numerosi di quelli di risentimento, (cioè grida, commenti cattivi). Si sa, l’intimità è un ingrediente fondamentale per una coppia. Peccato, però, che in alcune Eros non vi abiti e gli aiutini non servano. È amore anche quello? Potete metterlo alla prova rispondendo alle domande elaborate da Donn Byrne, psicologo alla State University of New York: siete attratti da lui/lei? Trovate piacevole la sua compagnia? Avete desiderio di intimità? Sentite il bisogno di essere accettati oppure, temete di essere abbandonati da lui/lei?
Siti e chat devono aggiornarsi
Sappiate però che, secondo la matematica Hannah Fry, che insegna allo University College London, la relazione che ha più probabilità di trasformarsi in amore eterno è la quinta. Quindi, i primi amori non si offendano! (Cercate la sua brillante TED – si tratta di una serie di talks, ndr – con sottotitoli in italiano, “La matematica dell’amore”: vi strapperà un sorriso). Anche i siti, le chat e le app di dating sono nati con la promessa di aiutare gli utenti a individuare, grazie a sofisticati algoritmi, il compagno/la compagna ideale con cui intrecciare l’amore, l’amicizia, l’avventura del mese o di una vita.
Tinder, nuove regole
Da quel poco che trapela, un anno fa Tinder ha sostituito il suo algoritmo (accusato di premiare i profili troppo simili) con uno che favorisce l’incontro (virtuale) tra i partner che vivono a breve distanza (lo fa sfruttando il Gps del cellulare). La diffusione della Covid-19 però ha cambiato le regole anche qui. «La vicinanza, che era un valore fondante, perché sottolineava la velocità di un incontro, oggi non conta più», spiega Irene Francalanci, studiosa di comportamenti per Be Unsocial. «Siccome non aveva senso chattare con qualcuno che viveva a meno di un chilometro di distanza ma rimaneva irraggiungibile, durante la quarantena sono nate nuove app di incontri solo virtuali che fanno leva sulle affinità tra gli iscritti».
Affinità fa rima con longevità?
La domanda di fondo, però, resta sempre la stessa: le affinità e le somiglianze che legano due persone sono un canone sufficiente a stabilirne la supremazia di una diade rispetto a un’altra? Per scoprirlo, Antonio Cerasa (neuroscienziato), Emiliano Cristiani (matematico) e Daniela De Canditiis (statistica) hanno indagato, utilizzando anche algoritmi di intelligenza artificiale, il profilo di 235 coppie prossime al matrimonio. Basandosi sul modello delle “Big Five”, che classifica le personalità in base a cinque parametri (il livello di fiducia nella vita; quello di amicalità e altruismo; di coscienziosità e affidabilità; di stabilità emotiva; di apertura mentale), i tre scienziati del Cnr hanno scoperto che «nella scelta dei partner siamo attratti da persone che hanno personalità opposte alle nostre».
Gli opposti si attraggono
Secondo loro, «una donna con una forte predisposizione all’amicalità tenderà a preferire un compagno introverso. Mentre un uomo curioso e che ama cambiare cercherà una donna molto stabile emotivamente». Eppure, dicono, non è detto che tutto ciò generi un vantaggio in termini di qualità, durata, stabilità e felicità della coppia. Anzi, chiarisce Cerasa, «quello che più incide sulla qualità di una relazione (e quindi – anche – sulla sua durata) sono più che altro i fattori sociali, come la somiglianza di religione, cultura, tradizioni e stato sociale». Per fare un esempio: se entrambi sono appassionati di arrampicata o delle pellicole di Ken Loach, ma poi, una volta alle urne, una vota a sinistra e l’altro a destra, la coppia è spacciata. Sembra una fatwa, una condanna a morte.
Il mistero dell’amore
Ma Cerasa la ridimensiona: «Né le affinità, né le differenze, da sole, bastano a spiegare perché alcuni legami durano a lungo mentre altri si sgonfiano come una torta a forno aperto. Semplicemente perché non è possibile creare un modello predittivo che anticipi e determini la riuscita di una relazione o suggerisca le misure da adottare per ottenere risultati ottimali». E quindi siamo punto a capo. Male, anzi no, bene. Forse è una fortuna che nemmeno i numeri e gli algoritmi riescano a spiegare fino in fondo le dinamiche più infuocate della nostra vita e a svelare il più irrazionale, imprevedibile e incomprensibile fenomeno umano.